martedì 8 giugno 2010

Focus H*Chairs




Raccontaci come nascono le tue “bambine”, le sedute.

Sono il mio tributo ad un’affascinante epoca di Shanghai che ancora permea la materia.

Tutto è iniziato quando una cara amica e collezionista giapponese, per la quale stavo decorando un ristorante, mi ha portata da un suo fornitore tra le campagne Shanghainesi, per aiutarla a scegliere dei pezzi. Lì mi sono innamorata di una coppia di sedute.

Parallelamente sono tornata dal mio negozietto di fiducia, in un angolo nascosto della città, per acquistare tessuti vintage rurali, e per ‘caso’ ho notato tra gli scaffali tessuti gonfi e ricchi di stampe e disegni meravigliosi: erano abiti degli anni 30 in ottimo stato e dalle splendide cromie e in preda ad una strana euforia ne ho selezionati circa duecento.

Da un’intuizione è nato il progetto, aiutata da persone che hanno creduto in me e seguito passo per passo ogni sviluppo. Poi un altro rigattiere, e altri pezzi hanno attirato la mia attenzione. Selezionate le 26 sedute ho deciso di imparare le vecchie tecniche di tappezzeria. A Firenze ho trovato ciò che cercavo, in un mastro tutto speciale.

Sono così nate le H*Chairs, strutture originali degli anni 30, rivestite di Qipaos della stessa decade: per loro una totale rinascita, per me un vecchio sogno rinnovato.


Dove ti immagini le tue sedute? Quali architetture vorresti le circondassero? Quali arredi e quali oggetti ti piacerebbe vedere intorno a loro?

Le ho ambientate in una mansione degli anni 20, una vecchia fabbrica, una galleria minimale, un palazzo d’epoca, un casale antico e un loft contemporaneo. Amo i contrasti, trovo che muri ruvidi a mattoncini antichi, ma anche resinati possano essere lo sfondo ideale, sia esso moderno o antico – anche austero –. Amo lo stile dell’Architetto Antonino Cardillo, minimale e di grande respiro, come Tadao Ando. Amo i nostri casali, e i ruderi, magari con interventi a contrasto.

Sogno di vederle in una torre medievale…


Quali sono gli “ingredienti” delle tue sedute?

Concetto – Ogni poltrona è stata costruita dietro una storia: la scelta degli abiti come un piccolo casting, il simbolismo delle cromie, la presenza scenica di dettagli e volumi, cosi le poltrone rivivono un loro ruolo in linea con lo spirito retro glam dell’epoca. Il recupero delle antiche, tecniche di tappezzeria fiorentine ha voluto rendere omaggio a pezzi importanti, che a cavallo tra due mondi continuano qui il loro viaggio. Ai pregiati interni - crine di coda di cavallo, lattice naturale, fiocco di cotone, iuta e panno di lana – è stata aggiunta la fibra finissima di bambù dalle straordinarie proprietà benefiche e l’etichetta in titanio colorato e diamante.

Origini – Le sedute dalle strutture di origine coloniale degli anni 30 trovate a Shanghai, sono state rivestite di Qipao, eleganti abiti della stessa decade trattati scrupolosamente. Sviluppati nel ‘900, con la caduta della dinastia Qing, e un codice di abbigliamento più libero, il Qipao, ridotto nelle misure per essere più aderente e sensuale, ha rappresento l’emancipazione al femminile del magnificamente rigido Cheongsam Imperiale. In seguito, con l’espansione dei bordelli di lusso come fenomeno sociale - i Qipao furono ridisegnati per essere ancora più avvolgenti introducendo spacchi laterali come espressione di lussuria ed eleganza. Adottato infine dall'alta società divenne l'abito simbolo di Shanghai. E segnò un’epoca.

Lavorazione - Le sedie sono state completamente smantellate, tolti i vecchi chiodi arrugginiti, ricoperte le fenditure con un impasto di colla naturale e polvere di legno. La struttura interna rinforzata se necessario e molle sostituite solo laddove la robustezza di allora era diminuita. Tecnica a 8 nodi con corde rigide e poi iuta, strati di cocco, crine, bambù, lana e cotone per garantire quella meravigliosa ergonomicità che testavo personalmente e facevo testare a persone più robuste.



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